Rotte nel Mediterraneo

“A proposito della povertà di vocabolario riguardante il mare. Solo i greci avevano tante parole per definirlo. Baka, il sale, il mare in quanto materia. Pelagos, la distesa d’acqua, il mare come visione, spettacolo. Pontos, il mare spazio e via. di comunicazione. Thalassa, il mare in quanto evento. Kolpos, lo spazio marittimo che abbraccia la riva, Il golfo o la baia….

Quel che filava davanti ai suoi occhi, adesso più rapidamente, era un insieme di tutti quei termini. Il mare in tutte le sue definizioni, e il Mediterraneo in tutti i suoi appellativi. Sempre al di la di quel che lasciava vedere. Sempre più antico. Sempre più reale. Al di là dei miti, incessantemente. Al-bahr al-rum. Gli ritornò in mente il nome egizio. E si ricordò che per gli arabi quel mare non era nè azzurro nè nero, ma bianco.

Al-bahr al-abyad

“questo mare ci inganna” pensò.”

Jean-Claude Izzo da Marinai perduti, ed e/o, 1997

christina sassayannis